Avvolgersi nel fango per stare meglio, alle Terme di Agnano

La straordinaria risorsa di Agnano rischia l’oblio per la messa in liquidazione delle Terme





In senso figurato, il termine fango si usa per definire uno stato di abiezione morale o disonore, come per esempio nelle dispregiative espressioni “gettare fango addosso” o “coprire di fango” qualcuno. Con un’accezione positiva, in quest’occasione però vogliamo riferirci a una preziosa mistura fatta di terra impastata con acqua; una frazione di terra particolare, l’argilla, aggiunta ad acqua ipertermale di natura vulcanica, ricca di sostanze minerali utile a donare benessere psicofisico agli utenti di stabilimenti termali. Nel significato più preciso e strettamente geologico si tratta di un “sedimento plastico, costituito da una miscela di acqua e particelle sottilissime, di origine organica o inorganica”. In quest’ultima accezione, la parola è spesso usata al plurale, per indicare specifiche tipologie di materiali: in particolare i fanghi termali (o semplicemente fanghi), di natura vulcanica, utilizzati a scopo curativo nella fangoterapia e nella medicina estetica.

Da migliaia di anni l’uomo utilizza i peloidi (limo, torba e simili) come rimedio naturale; ma il più apprezzato da sempre è stato il fango caldo se non proprio bollente, ritenuto un valido soccorso per alleviare dolori fisici, rilassare e donare una sorta di benessere generale. Il nome dell’impasto deriva dalla parola greca pelos, appunto fango. L’efficacia che a esso veniva, e lo è ancora oggi, attribuita è riconosciuta soprattutto al suo calore intrinseco.

Per curare disturbi fisici e malattie della pelle già gli antichi Egizi usavano fango tratto del Nilo. Utilizzati anche nell’antica Grecia come rimedi per gli organi interni ed esterni, i fanghi per uso terapeutico divennero popolari anche nell’antica Roma grazie anche al medico Claudius Galenus che li usava come metodo di cura per i gladiatori. Una calda energia contenuta in questa poltiglia ricca di minerali che, rilasciata in maniera costante e uniforme sul corpo è stata da sempre è ritenuta a ragione capace di alleviare il dolore e nel contempo favorire la distensione di muscoli e articolazioni: la fangoterapia. Trattamento dimenticato per un breve periodo, la fangoterapia tornò in auge in Europa a inizio Novecento sull’onda del movimento della medicina naturale, epoca dell’apertura di grandi e famosi stabilimenti termali in Europa, tra cui le Terme di Agnano.

Vincenzo Gauthier, con il fondatore della “Cittadella Termale” agnanese Giuseppe Schneer, in uno studio presentato al congresso internazionale di Idrologia, Climatologia, Geologia e Terapia Fisica tenuto a Venezia nel 1905, con relazione pubblicata a Roma nel 1920 con il titolo “Agnano (Napoli) e le sue acque minerali, origine e mineralizzazione”, scrive che: «Nel bacino idrico di cui ci stiamo occupando esiste una sorgente ipertermale che dà luogo a un deposito di fango caldissimo. Questa sorgente ha una temperatura di 64 °C e depone diverse polle sul fondo della vasca naturale scavata da sé, delle particelle sottili portate su dall’acqua e dall’acido carbonico che in gran parte si sprigiona da questa e che insieme formano uno strato di fango di uno spessore di circa un metro».

Grazie alla lunga e naturale maturazione in apposite vasche con acqua ipertermale originata dalle sorgenti ricca di minerali, veniva immessa per periodi variabili da qualche settimana a diversi mesi negli appositi spazi coperti e scoperti detti fangaie dove operavano i cosiddetti “fanghini”. Un patrimonio unico già utilizzato in loco a favore del benessere di molti utenti per oltre un secolo e mezzo ma oggi purtroppo lasciato nell’indifferenza di quanti non sanno riconoscere il suo grande valore che lo caratterizza e lo differenzia da quelli artificiosamente creati. Una preziosa risorsa naturale generosamente offerta dal vulcanesimo secondario dei Campi Flegrei oggi lasciata nel disuso per la messa in liquidazione delle Terme di Agnano, una materia tanto preziosa quanto necessaria a molte stazioni termali e SPA italiane che, pur presentando alla clientela trattamenti fangoterapici anche a uso cosmetico, sono costretti a rifornirsi all’estero.

(Immagini delle fangaie di Agnano ad inizio ‘900 dall’archivio fotografico di Giovanni Grasso)

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I Pisciarelli di Pozzuoli

Ad Agnano i coloni greci scoprirono quella che oggi è denominata la sorgente Pisciarelli: la dibattuta onomastica di fonte Arassi “Araxis” o “Araxi”, ma anche “Araxes”, “Araxus” poi dai romani “Fontes Leucogei”, dal nome dei bianchi monti Leucogei che la lambiscono, nelle vicinanze della collinetta che fa parte del rilievo della Solfatara. L’area di Pisciarelli è nota soprattutto per le sue fumarole, emissioni di gas e vapore acqueo dal sottosuolo. Nella località, oggi sotto l’amministrazione di Pozzuoli, esiste ancora una ribollente fangaia allo stato naturale. In un avvallamento del terreno si accumula acqua piovana e di dilavamento che insieme con quella di condensa dei vapori mescolate tra di esse formano un fango di natura argillosa, al momento non utilizzato per nessun uso umano.

 





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