Alla celebrazione del Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani, che si è svolto a Roma a giugno, ha partecipato una numerosa rappresentanza della diocesi di Pozzuoli, con oltre 250 partecipanti e… molti passeggini. Come sottolineato da papa Leone XIV, il Giubileo è tempo di grazia ma anche tempo per testimoniare «quell’unione universale che è segno di pace e di futuro dei popoli». È necessario annunciare il Vangelo della famiglia e della vita all’umanità che a volte viene tradita, quando, per esempio, si invoca la libertà, non per donare la vita, ma per toglierla, non per soccorrere, ma per offendere. Il pontefice, citando papa Francesco, ci ha ricordato che «tutti abbiamo ricevuto la vita prima di volerla, tutti gli uomini sono figli, ma nessuno di noi ha scelto di nascere, e da subito abbiamo avuto bisogno dell’aiuto degli altri, perché nessuno può farcela da solo. Viviamo grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e cura vicendevole».
Significativo il senso di comunione che Prevost ha manifestato nell’abbraccio ai fedeli durante il suo giro della piazza in papamobile, soprattutto offrendo carezze e baci ai bambini, fra i quali due piccoli pellegrini della nostra diocesi: Gabriele e Lorenzo.
Dopo l’incontro intenso ed emozionante in piazza San Pietro, il pellegrinaggio giubilare si è spostato nella basilica Santa Maria Maggiore per il passaggio della porta santa e un momento di preghiera sulla tomba di papa Francesco. Con il cuore pieno di gratitudine siamo ritornati nelle nostre case, ricordando il messaggio di papa Leone: «Negli ultimi decenni abbiamo ricevuto un segno che dà gioia e al tempo stesso fa riflettere: mi riferisco al fatto che sono stati proclamati beati e santi dei coniugi, non separatamente, ma insieme, in quanto coppie di sposi. Un segno che fa riflettere. La Chiesa ci dice che il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio e superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società. Per questo, con il cuore pieno di riconoscenza e di speranza, a voi sposi dico che il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna, amore totale, fedele, fecondo (cfr. Lettera enciclica “Humanae vitae” di San Paolo VI, n. 9). Mentre si trasforma in una carne sola, questo stesso amore vi rende capaci, a immagine di Dio, di donare la vita. Vi incoraggio ad essere, per i vostri figli, esempi di coerenza, comportandovi come volete che loro si comportino, educandoli alla libertà mediante l’obbedienza, cercando sempre in essi il bene e i mezzi per accrescerlo. E voi figli, siate grati ai vostri genitori. Dite “grazie” per il dono della vita e per tutto ciò che con essa ci viene donato ogni giorno. Infine, a voi cari nonni e anziani, raccomando di vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano».
Oggi tante famiglie sono ferite, tanti hanno perso fiducia nella famiglia. È urgente accogliere l’invito del papa a farsi “pescatori di famiglie”.
Rodolfo Giordano
Segni dei Tempi Luglio Agosto 2025