Nella cultura contadina esiste un proverbio riguardante una previsione del tempo a scala stagionale: Si vierne non virnea, ‘state non ‘statea, vale a dire ad un inverno molto freddo segue un’estate molto calda e viceversa. Una spiegazione può trovarsi nella componente marina che influisce in larga parte sulla circolazione atmosferica. L’acqua ha una capacità termica molto elevata, circa 4 volte quella dell’aria, cioè impiega molto più tempo dell’aria sia a riscaldarsi che a raffreddarsi. Se l’estate è particolarmente calda, il mare immagazzinerà molto più calore del normale, in modo graduale e progressivo. Con l’arrivo del semestre freddo, il surplus termico marino tenderà a mettersi in gioco. Non basteranno le prime perturbazioni autunnali a dissipare tutta l’energia termica dell’estate rovente e i presupposti di una forte instabilità si faranno valere. Aria instabile, però, significa frequente formazione di basse pressioni, maggiore probabilità di attrazione di masse d’aria fredda e una conseguente forte diminuzione della temperatura del mare a fine inverno. Un mare più freddo, mette in gioco scarsi contrasti termici, una forte stabilità atmosferica e una maggiore probabilità che nascano aree di alta pressione che possono diventare di natura subtropicale e rendere bollente l’estate. Il detto Estate calda, inverno freddo e viceversa, può avere, quindi, una certa validità in termini scientifici. Non va dimenticato, però, che la circolazione atmosferica dipende da tante componenti di cui quella marina è solo una parte.