Ogni città ha la sua leggenda, Pozzuoli ne ha una che si muove — letteralmente — su un piedistallo. Parliamo del cosiddetto “San Mamozio”, che però santo non è. La statua raffigura infatti Martin de Léon y Cardenas, vescovo di Pozzuoli nella prima metà del Seicento, uomo colto e influente, che contribuì alla rinascita del Rione Terra e del suo duomo, oltre che all’abbellimento della chiesa di Santa Maria delle Grazie. E proprio come la chiesa che amava, anche la sua statua ha conosciuto più dimore.
Inizialmente collocata nella piazza principale, fu spostata nel 1918 nella piazzetta Cesare Augusto, e infine, nel 1964, nella villetta all’ingresso di Villa Avellino, nel rione Carmine. Nulla di straordinario, se non fosse che con ogni spostamento, secondo la leggenda popolare, il bradisismo si sarebbe risvegliato.
A supportare — ironicamente — la superstizione, c’è un dato curioso: il periodo in cui la statua restò stabile a piazza Cesare Augusto, dal 1918 al 1964, coincise con la fase finale della lunga subsidenza bradisismica iniziata nel Settecento. Una coincidenza, certo, ma sufficiente a far nascere un motto popolare: «San Mamozio nun s’adda spustà!».
Ma da dove viene questo nome? Nel XVIII secolo fu ritrovata a Pozzuoli una statua romana acefala, identificata (forse erroneamente) con un certo Mavorzio o Mamozio. La testa fu reintegrata da uno scultore locale, ma con proporzioni ridotte rispetto al corpo: il risultato fece sorridere i puteolani, che iniziarono a chiamarla affettuosamente “San Mamozio”, anche per la buffa sproporzione. Collocata nella piazza, di fronte al monumento al vescovo Cardenas, la statua traslocò all’Anfiteatro ed è finita poi nel Museo di Baia, dove si trova così com’è stata rinvenuta: senza testa. Intanto il nome è passato all’altra statua, quella del vescovo: popolarmente diventato Mamozio” ereditando soprannome e leggenda.
Oggi, mentre si discute di riportare la statua di Cardenas-Mamozio nella piazza della Repubblica, proprio dove si trovava prima della recente crisi bradisismica, la leggenda si riaccende. E a Pozzuoli, si sa, le leggende sono più stabili del suolo.